Vi comunichiamo l’incipit che lo scrittore Fabrizio Silei ha scritto per il nostro concorso di racconti brevi “Mi mangio una storia” ( sezione ragazzi ...del concorso “BENI COMUNI. Un nuovo inizio.” ) i racconti dovranno essere inviati a biblioteca@comune.correggio.re.it con oggetto Concorso racconti brevi o consegnati in biblioteca in busta chiusa con la specifica del contenuto ( Concorso racconti brevi) entro la fine dell’anno scolastico. Si ricorda si specificare il nome dello studente/scrittore, la classe e la scuola frequentata e l’insegnate di riferimento con un recapito di entrambi . Per partecipare anche al concorso di short del progetto Bao/Bab della Provincia il racconto dovrà toccare il tema del CIBO.
ECCO L'INCIPIT:
“Non so se ci vengo” dissi guardandomi le scarpe per evitare il suo sguardo.
“Come sarebbe a dire: non so se ci vengo? Avevi promesso!”
“Lo so” ammisi dispiaciuto. “Ma stasera torna mio padre. Mia madre prende le sue pillole e non dà problemi, ma lui la notte si alza, saccheggia il frigo, guarda la tv e ogni tanto, solo dio sa perché, apre la porta di camera mia e controlla che io dorma”.
Marco aveva un’espressione delusa, quasi rabbiosa. Mi guardò e mi disse: “Devi correre il rischio. Non posso andarci da solo, non ce la faccio da solo. E se poi mi prendono, non ci sarebbe nessuno per correre a chiamare aiuto!”.
“Non ci andare...” mormorai.
Lui mi guardò con disprezzo: “Lo sai che non è possibile, dobbiamo andarci e basta! Di’ la verità, hai paura, hai solo paura...”
Deglutii, la sera calava dietro l’edificio basso e grigio della scuola arrossandone i contorni e le rondini come impazzite ci lanciavano dai cornicioni, volavano sulle nostre teste e dopo un ampio giro li riguadagnavano offuscando il cielo.
Le guardai sospirando: “Va bene, verrò” dissi. “Farò un fagotto con i cuscini sotto le coperte sperando che lui non se ne accorga”.
Marco guardava il cielo soddisfatto, disse: “Sono i piccoli con le madri che fanno le prove di volo, per tornare in Africa” poi mi mise una mano sulla spalla: “A mezzanotte allora” precisò quasi affettuoso. “Sii puntuale e ricordati di portare tutto, altrimenti è inutile.”
ECCO L'INCIPIT:
“Non so se ci vengo” dissi guardandomi le scarpe per evitare il suo sguardo.
“Come sarebbe a dire: non so se ci vengo? Avevi promesso!”
“Lo so” ammisi dispiaciuto. “Ma stasera torna mio padre. Mia madre prende le sue pillole e non dà problemi, ma lui la notte si alza, saccheggia il frigo, guarda la tv e ogni tanto, solo dio sa perché, apre la porta di camera mia e controlla che io dorma”.
Marco aveva un’espressione delusa, quasi rabbiosa. Mi guardò e mi disse: “Devi correre il rischio. Non posso andarci da solo, non ce la faccio da solo. E se poi mi prendono, non ci sarebbe nessuno per correre a chiamare aiuto!”.
“Non ci andare...” mormorai.
Lui mi guardò con disprezzo: “Lo sai che non è possibile, dobbiamo andarci e basta! Di’ la verità, hai paura, hai solo paura...”
Deglutii, la sera calava dietro l’edificio basso e grigio della scuola arrossandone i contorni e le rondini come impazzite ci lanciavano dai cornicioni, volavano sulle nostre teste e dopo un ampio giro li riguadagnavano offuscando il cielo.
Le guardai sospirando: “Va bene, verrò” dissi. “Farò un fagotto con i cuscini sotto le coperte sperando che lui non se ne accorga”.
Marco guardava il cielo soddisfatto, disse: “Sono i piccoli con le madri che fanno le prove di volo, per tornare in Africa” poi mi mise una mano sulla spalla: “A mezzanotte allora” precisò quasi affettuoso. “Sii puntuale e ricordati di portare tutto, altrimenti è inutile.”